Coronavirus, Vittorio Colao parla della fase 2: ‘Dal 4 maggio al lavoro 4,5 milioni di italiani’. E assicura di non avere alcuna ambizione politica.
Intervenuto ai microfoni de il Corriere della Sera, Vittorio Colao, a capo della task force costituito per la ripresa economica, ha parlato della fase 2 e delle polemiche che si sono susseguite in questi giorni. In molti hanno accusato il governo di aver preso scelte poco coraggiose.
Colao sulla fase 2, “Dal 4 maggio rimettiamo al lavoro quattro milioni e mezzo di italiani”
Nella prima parte della sua intervista al CorSera Colao ha parlato delle significative aperture che si verificheranno a partire dal prossimo 4 maggio.
“Dal 4 maggio rimettiamo al lavoro quattro milioni e mezzo di italiani, tra costruzioni, manifattura, servizi collegati, ovviamente nel rispetto dei protocolli. Molti sono già partiti lunedì, anche se questo nella comunicazione si è un po’ perso. Ne rimangono due milioni e 700 mila, più la pubblica amministrazione. È una base per poter fare una riapertura progressiva e completa. Sarà un test importante. Dipenderà dai buoni comportamenti. Un’apertura a ondate permette di verificare la robustezza del sistema”.
Colao ha poi ribadito quelle che sono le precondizioni per ripartire in sicurezza o comunque limitando i rischi.
“Abbiamo raccomandato tre precondizioni che vanno monitorate. La prima: il controllo giornaliero dell’andamento dell’epidemia. La seconda: la tenuta del sistema ospedaliero, non solo le terapie intensive, anche i posti-letto Covid. La terza: la disponibilità di mascherine, gel e altri materiali di protezione. A queste condizioni si può riaprire”.
Il piano per la chiusura in caso di un aumento dei contagi
Esiste ovviamente anche un piano per la chiusura delle zone nel caso in cui dovessero accendersi nuovi focolai.
“L’approccio non dovrà essere nazionale e neppure regionale, ma microgeografico: occorre intervenire il più in fretta possibile, nella zona più piccola possibile. Abbiamo indicato al governo un processo. L’importante è che le misure siano tempestive; nella speranza che non siano necessarie”.
Colao sull’App: “I contatti stanno solo sui telefonini delle persone”
Colao ha poi fatto il punto su quello che sarà il funzionamento dell’Applicazione per il tracciamento dei contatti.
“Non è stato scelto il sistema centralizzato, che manteneva l’identità di tutti i contatti. E’ stata scelta l’altra soluzione, quella Apple-Google. I contatti stanno solo sui telefonini delle persone. Quando scopro di essere contagiato, sono io che metto dentro un codice, che rilascia una serie di codici alle persone con cui sono entrato in contatto. Tutto avviene in modo anonimo: l’individuo viene informato dal sistema, ma il sistema non sa chi sono i due; la privacy dei due individui è mantenuta. Nessuno conosce l’altro. Il sistema sanitario locale se vorrà potrà disegnare l’App in modo da contattare i cittadini, ma in trasparenza“.
“La scaricheranno? Se gli verrà spiegato bene, lo faranno. Se vivessi in un piccolo paese e fossi contagiato, avviserei chi mi è stato vicino di stare attento. L’App lo fa in automatico e anonimamente: mi avviserebbe che sono stato in contatto con un contagiato, e devo chiamare il servizio sanitario. Non vedo perché gli italiani dovrebbero rinunciare a informazioni che non limitano ma rafforzano la loro libertà”.
Colao, “Noi del Comitato economico-sociale siamo tutti volontari”
“Le riaperture di negozi e bar, e tantomeno delle chiese, non sono di competenza del nostro Comitato; sono decise dal governo sulla base di input sanitari. Noi siamo advisor: ci è stato chiesto di dare consigli su come far ripartire costruzioni e manifattura. La riapertura progressiva ti fa capire meglio a quale velocità devi andare. È una malattia che non ha una mortalità altissima, ma può mettere in ginocchio il sistema sanitario; è un dovere morale evitarlo. Sento parlare di distanziamento sociale; dovremmo parlare di distanziamento fisico. La società deve essere più unita e coesa di prima. È il momento di collaborare, tutti: andando in ufficio in bicicletta, spalmando gli orari di ingresso, continuando con lo smart-working”, ha proseguito Colao.
Dopo aver negato di avere ambizioni politiche e sottolineato di voler tornare alla sua attività di manager alla fine dell’emergenza, Colao ha anche fatto il punto sulla funzione e i costi della sua task force.
“Troppi? La presidenza del Consiglio ha creato tre strutture: il commissario Covid che garantisce che arrivino mascherine e altro materiale; il Comitato tecnico-scientifico, che esiste in tutti i Paesi; e noi, che siamo chiamati ora a fare proposte per il rilancio, per il 2020 e il 2021. Noi del Comitato economico-sociale siamo tutti volontari. Nessuno guadagna nulla, come è giusto che sia”.
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